"Intorno a noi si sta formando una cappa grigia. Ci impedisce di vedere oltre, lo sfondo si fa sempre più incolore e indistinto... fra un po' sarà del tutto invisibile". Seduta al tavolino di un bar scalcagnato e poco pulito della zona islamica di Mostar, Claudia si aiutava con le mani e con il resto del corpo disponibile per rendere più ficcante la sua affermazione. Suonava come una richiesta di aiuto; aiuto a capire, a smentire quella brutta sensazione che le stava avvelenando l'anima, a saltare oltre l'ostacolo per trovare nuovi modi per affacciarsi al mondo con l'ottimismo che prima non aveva mai perso.
Perfino il bambino che le stava attaccato al seno e che aveva smesso di succhiare addormentandosi di botto, per fino lui cominciava a sentirlo evanescente, più lontano, come se quell'empatia che li aveva protetti dal mondo negli primi otto mesi della sua vita stesse lasciando il posto al distacco. Aveva sempre pensato che il distacco sarebbe stato del bambino dalla mamma, in una progressiva e lunga ricerca di collocazione autonoma nel mondo attraverso una strada accidentata di autonomia, attraverso sbagli e successi, gioie e dolori, amarezze e dolcezze. Invece era lei, la mamma, a staccarsi con troppa rapidità dal suo bambino. Non voleva che fosse così, ma la sua testa andava per suo conto.
Bob interruppe il silenzio inebetito: "Dai, non preoccuparti. E' un momento così, forse sei anche più stressata del solito perché cominci a sentire le fatiche della maternità.
In fondo tu e Paolo vivete in simbiosi da poco meno di un anno, inevitabile che tu cominci a sentire la limitazione. Quando torniamo a casa dovremo organizzarci per tornare il prima possibile a ritmi di vita accettabili, magari uscire qualche volta, ricominciare a fare qualcosa insieme...". Sapeva benissimo che le sue parole non avrebbero sortito alcun effetto pratico e nemmeno avrebbero distorto Claudia dalle sue riflessioni pessimistiche.
"... e poi anch'io sono depresso. Chi non lo sarebbe nel vedere i bambini di qui che vanno in altalena nei parchi cittadini zigzagando fra le croci dei tanti morti di dieci anni fa. Sembra incredibile: solo dieci anni fa qui si scannavano come bestie, non avevano più posto nei cimiteri e seppellivano i morti nei parchi pubblici. Che non sia stata una passeggiata si vede anche dalle case distrutte e da quelle con le tracce delle pallottole e delle cannonate. Abbiamo fatto male a venire qui".
Come a voler sottolineare quello che aveva appena detto, si alzò aspettandosi che lo stesso facesse Claudia. per aiutarla le si avvicinò, voleva prendere in braccio il bambino ancora profondamente addormentato. Claudia sembrava incantata, nemmeno si accorse delle manovre del compagno che, aveva già afferrato il figlio. Il seno rimase scoperto, neanche il gesto di rimetterlo nella maglietta. Nessuno dei tanti turisti che fotografavano la riproduzione in legno del ponte fatto saltare durante la guerra e non ancora ricostruito (ragazzi muscolosi che si tuffano in un metro d'acqua trenta metri più sotto), mostrò di accorgersi e Claudia era davvero così persa dietro pensieri brutti che avrebbe potuto trovarsi in qualunque posto.
Dopo alcune decine di interminabili secondi, anche lei si alzò e si ricompose. Accennò un sorriso a Bob per segnalargli che era tornata coi piedi per terra, ma non riuscì a cancellare lo sguardo triste e preoccupato. "Il mondo sta cambiando - disse a Bob prendendolo sottobraccio mentre lui si aggiustava lo zainetto dove dormiva Paolo - e noi non ce ne rendiamo conto. Sogni cancellati, idioti al potere, conformismo, violenza, individualismo e amoralità. Una nuova guerra è in arrivo".
E' il potere empatico delle madri: attraverso i figli sentono il mondo.
Green Day "American Idiot" (2004)
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