Era diventata muta all’uscita dal
cimitero, alla fine della breve cerimonia per la sepoltura del figlio. Parenti
e amici si avvicinavano a lei e alle sue figlie, borbottavano parole di
circostanza, qualcuno piangeva, qualcun altro le suggeriva di farsi coraggio e
di ricominciare a vivere per le sue ragazze e per i nipotini che tanto la
adoravano. Lei rispondeva a tutti usando gli occhi, la mascella contratta così che la dentatura
appariva in evidenza sulla pelle chiarissima, come se la parte inferiore del suo
viso fosse quella di un teschio coperto da un pezzo di stoffa ben teso. Sul momento nessuno ci aveva
fatto caso – come immaginare che potesse essere più semplice e meno
agghiacciante di così affrontare una tragedia come questa? – e ancora i
convenuti non sembravano cogliere il cambiamento che era intervenuto in lei.
Quando provi ad accomiatarti da una madre che ha appena sepolto il figlio,
magari a consolarla con qualche parola affettuosa, non fai certo troppo caso a
lei. Sei troppo attento a non dire o fare cose sbagliate, a toglierti
velocemente dall’impiccio e a tenere lontano il pensiero di come ti sentiresti
se fossi tu al suo posto, poi a reprimere la soddisfazione di non esserlo.